GLI USA DEL SUD
Il profondo sud degli Stati Uniti dai confini del Messico fino alla Florida accoglie due States molto differenti tra di loro, dal caldo petrolifero Texas dei cow boys alla Loisiana delle piantagioni, del Missisipi e della vivace New Orleans.
Lo Stato dove c'é una delle città più vivaci e festaiole, New Orleans e quello con la vita notturna un po' più scialba ma con vivaci feste di paese e rodei d'altri tempi.
Entrambi questi States hanno comunque caratteristiche magiche da vivere e da scoprire, tra di loro completamente dissimili ma estremamente affascinanti, con la natura sullo sfondo.
Un viaggio che ricomprenda entrambi gli stati richiede almeno 2 settimane di permanenza ma appaga pienamente la voglia di conoscere e curiosare.
Riccardo Gili
SCHEDE: il Texas
Il Texas si affaccia agli anni 2000 come fulgido esempio della contraddizione made in USA.
Dove la continuità con le tradizioni del vecchio far west, espresse dai cowboy nei rodei, fanno a pugni con la più assoluta modernità, espressa dai luccicanti grattacieli di Dallas
E' uno stato enorme (696.241 Kmq) ma poco popolato (22 milioni di abitanti), con ben 2 fusi orari.
E lo stato più conservatore negli Usa, quello con il numero più alto di condannati a morte, quello con un po' più di storia espressa nei resti di Alamo.
Il paesaggio tipico del Texas offre grandi pianure adatte all'allevamento del bestiame. Tuttavia il Paese ha ampi territori desertici ad ovest. Essi sono ricchi di petrolio che fece la fortuna di molti pionieri ed ispirò fiction film e telefilm (il più noto dei quali prende il nome dalla città di Dallas).
Vi divertirete percorrendo le grandi distanze a cercare le demarcazioni tra i grandi ranch, in un susseguirsi di steccati più o meno variopinti.
La capitale del Texas è Austin che conta poco più di settecentomila abitanti e merita una visita (al massimo di un giorno) almeno per vedere il magnifico campidoglio e le grotte sotterranee vicino alla cittaà.
Tra le altre città da visitare spicca Dallas da dove potrete confotevolmente iniziare il vostro viaggio perché é dotata di un aeroporto intercontinentale di prim'ordine.
A Dallas, in effetti, non c'é molto da vedere ma vale la pena ripercorrere i luoghi dell'attentato a JFK con il museo nella casa da cui partì l'attentato più famoso dell'epoca moderna.
Il trentacinquesimo presidente degli States fu assassinato proprio a Dallas, venerdì 22 novembre 1963, ferito mortalmente da un operaio, un tale Oswald che a sua volta morì misteriosamente poco dopo ucciso a sua volta con tutti i suoi segreti e misteri.
Probabilmente anche voi, come abbiamo fatto noi, cercherete di rivivere quel momento e passerete qualche ora da Detective moderni (o piuttosto semplici curiosi) vedendo le immagini al museo e scendendo poi giù per strada per confrontarle "in diretta".
Personalmente ho vissuto un momento di commozione, rivedendo la scena della moglie di JFK, Jacqueline, salire quasi sul cofano dell'auto al momento dello sparo. Per fuggire? Per raccogliere il capo del marito sfregiato dallo sparo? Non si capisce e mai si capirà.
Ma ancor più vi inquieterà il mistero suggerito implicitamente dallo stesso museo su chi ci fosse dietro tale Oswald. Un mistero che nonostante 3 indagini della FBI resta irrisolto.
Una volta smessi i panni dei moderni Detective, si può poi fare un salto al Southfork Ranch, dove è stata girata la serie televisiva Dallas. Fu costruito nel 1970 e prima di ospitare la produzione della serie era un ranch tradizionale. Poi fu acquistato dalla produzione.
Il suo indirizzo è 3700 Hogge Drive presso la città texana di Plano ed é visitabile a pagamento.
Vicino a Dallas, Forth Worth é invece il luogo ideale per vedere da vicino i cow boys all'opera magari in uno dei tanti rodeo (che vengono organizzati comunque anche in giro per lo stato).
A Huston potrete visitare il centro spaziale della NASA e il “Village”, il quartiere dove potrete trovare molti pub e locali notturni, cosa abbastanza rara in Texas. E preparatevi a perdervi... perché nonostante il navigatore la viabilità cittadina é una delle peggiori che abbia mai trovato.
Dedicate infine 2 giorni a San Antonio. Perché oltre ad essere una città che vale la pena vedere, ha nella Vilita ed in Alamo alcune attrattive davvero gradevoli. Inoltre ospita la Torre delle Americhe e i parchi a tema (Sea World e Fiesta Texas) che favoriscono l'arrivo di oltre 20 milioni di turisti all'anno.
Non perdete la cucina texana con i “Fagioli alla Texana”, il Chili piccantissimo e la carne che è tra le migliori al mondo ed il vero piatto tipico. Dallo stufato di carne di manzo, alle magnifiche bistecche T.bone o ai filetti preparati con il tradizionale barbecue.
Quando mangerete il filetto del Texas avrete raggiunto l'essenza di questo stato. Oltre che deliziarvi in senso assoluto il palato. Per quanto mi riguarda il miglior filetto mai mangiato in vita mia...

SCHEDE: la Louisiana
Attaccata al Texas, tra l’Arkansas il Mississippi e il Golfo del Messico, la Louisiana é uno stato controverso e magico ed ha nella città di New Orleans l'attrattiva principale quasi assoluta.
Nello stato é fortissima l'influenza francese tant'é che si parlano sia l’inglese che il francese e la sua capitale, anche se molti pensano sia New Orleans (con circa 480.000 abitanti), è invece la sconosciuta Baton Rouge.
Lo stato ha una regione più collinare ed una pianeggiante situata vicino al lungo il fiume Mississippi che attraversa La Luisiana da nord verso sud per circa 1000 km, sfociando poi nel Golfo del Messico e dove vale assolutamente la pena di fare una traversata sui tipici battelli a pala.
Il clima di questo stato è di tipo sub-tropicale molto umido: le sue estati sono lunghe e molto umide, e gli inverni molto miti e corti.
Piove: tanto, spesso e durante tutto l’anno anche se, soprattutto, ad ottobre.
La zona è tra l’altro soggetta ad uragani, come raccontano le cicatrici di questa popolazione che tanto ha sofferto, sperato, ricostruito.
New Orleans si trova a sud-est dello stato sulle rive del Mississippi ed é famosa in tutto il mondo per la sua tradizione artistica, per la sua musica, la sua ottima cucina ed il suo Carnevale che ogni anno attira milioni di turisti da tutto il mondo.
Soffrirete quando ne scorgerete il suo lutto, pur nascosto con pudore. Il 31 agosto del 2005 purtroppo la città è stata colpita dall’uragano Katrina, che provocò circa millecinquecento morti, con migliaia di sfollati.
Tre le altre cose questo stato offre anche tanti parchi naturali come il Cane River National Heritage Area, il Cane River Creole National Historical Park, il Jean Lafitte Nationa Historical Park and Preserve, dove quest’ultimo è stato intitolato per la memoria del pirata Jean Lafitte.
Non perdete assolutamente una visita alle piantagioni di cotone. Un'esperienza unica da vivere con garbo e passione. Capirere come la questione della schiavitù non riguardasse solo il benessere degli schiavi ma anche -e forse soprattutto- l'anacronismo di principio tra la schiavitù e quello che essa rappresentava, con i più profondi valori americani.
Capirete come la Nazione Americana avesse due anime incompatibili.
Quella meno liberale trovava proprio qui, tra queste piantagioni il suo più fulvido e triste cardine. E proprio dalle sofferenze che ne sono conseguite, comprenderete in parte il blues del popolo nero.
E poi prendete un battello a pala sul Mississipi per una crociera. Magari a fine giornata, per gustare il tramondo con un po' di musica jazz in sottofondo. Io ho amato molto osservare la natura e la città e mi sono immaginato in un'altra epoca. E' stato un momento importante che porterò con me a lungo.
PILLOLE: NEW ORLEANS
Mettete insieme i colori i profuni e gli odori caraibici con il calore del sud mescolate con le pozioni woodoo ed assaporate tutto con in sottofondo un po‘ di blues: viene fuori il cocktail magico di New Orleans.
Il motto ufficiale della città da il nome al coctail:“ laissez les bons temps rouler (date spazio al divertimento)“. Ovviamente in Francese, come si conviene a questo angolo di mondo.
Ma per comprendere l’anima nera ferita ma sempre fiera di questa città dovete ricordare l'uragano Katrina e tutto il suo seguito.
New Orleans ha dovuto subire molte alluvioni ma la più recente é stata anche la peggiore, come ricordiamo con grande amarezza. E otto anni dopo Katrina la città presenta ancora i segni di questa tragedia su cui si è sviluppato anche un business turistico un po’ irrispettoso a mio avviso. Il tour prevede la visita dei luoghi visti in Tv come il Superdome, lo stadio di football dove si rifugiarono gli indigenti o il quartiere popolare di 9 Ward rimasto essenzialmente lo stesso dall'indomani dell'uragano. Qui s'é scelto di non toccare nulla di quanto risparmiato dalla furia di Katrina a ricordo della sua spietata distruzione. Infatti sulla strada che collega la città all'aeroporto si possono scorgere le case, le vie e per un attimo di sembra di intravvedere una vitalità che è però irreale.
Ciò che più conta è però scoprire come sopravvissuti si siano asciugati le lacrime e abbiano ricominciato a vivere, nonostante sia cambiato molto in questo angolo di mondo, lasciandosi alle spalle l'eredità di migliaia di cadaveri, la conseguente desertificazione di parte della città e la trasformazione della sua parte bassa in un cimitero. Pensate che solo il 40% dei residenti della
città é poi ritornato a viverci, dopo.
Anche per questo, rispetto ad una visita tradizionale, a New Orleans deve essere assaporata e compresa la vita nel suo spirito più profondo.
Da visitare c’é tutto il quartiere francese. Andateci sia di giorno che soprattutto di notte. Perdetevi tra le sue strade passando da Bourbon street e percorrendolo senza una meta precisa.
Tra case con i tipici balconi in legno e troverete qualche artista solitario a suonare il suo blues con il suo sax. Amerete scoprire gli angoli più caratteristici della città e quando questo accadrà godetene a pieno.
Andate al Caffé Du Monde a prendere il loro bigné (https://www.cafedumonde.com/). Entrateci guidati dal profumo delle "bombe fritte" e sentirete simpaticamente sotto le suole delle scarpe lo scricchiolio dello zucchero che cade sul tappeto come neve mentre la gente mangia voracemente i fantastici dolci.
Il consiglio é di non fare programmi impegnativi: sarà la città a dettare il vostro tempo e ad animare la vostra agenda.
Nelle notti piene di birra e alcol di Bourbon Street, eccessi e sregolatezze sono all’ordine del giorno, in un mix di follie con influenze africane, indiane, cajun e creole.
Quando siamo capitati noi era un sabato e c’era una magnifica festa per le strade.
Ogni passante doveva mostrare una parte nuda del suo corpo alle persone assiepate sui balconi.
Se quelli del balcone, mezzi ubriachi e danzanti, “ lo gradivano“ tiravano giù una collana di plastica dai mille colori al fortunato passante. E questo spettacolo si ripeteva in un’orgia collettiva infinita dai mille colori, odori, rumori, suoni. Un momento divertentissimo da vivere.
Nel quartiere francese freme inoltre la vita musicale in decine di localini meritevoli di un salto.
Quindi consiglio di sceglierne uno, di andarci la sera a sentire musica e di fare serata.
Dovete farlo se volete entrare in sintonia con il contesto e non ve ne pentirete. Ma attenzione perché é una città avvolgente... in tutti i sensi.
La vicinanza ai Caraibi e il forte flusso di schiavi di colore è testimoniata dal Museo del Voodoo, da vedere assolutamente. Sconsiglio comunque di comperare una bambolina Voodoo, perché non ha avuto grandi effetti nel mio test. Se proprio volete provateci anche voi, comunque...
Il clima di New Orleans quasi tutto l'anno é tendente al caldo molto umido.
Quindi il momento migliore per visitare la città è da febbraio ad aprile. Noi siamo comunque sopravvissuti ad agosto ma nel caso preparatevi a sbalzi di temperatura poco salutari passando dai locali, raggelati dall‘aria condizionata, alle strade con temperature tropicali sui 35°C.
Più che per il clima il periodo di febbraio aprile é suggeribile perché c'é il carnevale con il Mardi Gras e la Jazz Fest.
Questi sono veri eventi mondani dove lo spirito festaiolo si sublina in maniera definitiva.
ESPERIENZE VISSUTE: UNA MAMMA A NEW ORLEANS
A New Orleans ho vissuto la più grande emozione la domenica quando abbiamo scartato la possibilità di andare a messa nella cattedrale preferendo una chiesa in estrema periferia, tra case anche un po’ povere. Un angolo inconsueto per un turista in America.
Lo scopo era di partecipare ad una Santa Messa, sperando di vedere un po’ di gospel “originale”. Ed infatti, siamo stati premiati.
Quando siamo arrivati davanti alla chiesa, la porta centrale dell'edificio era già spalancata e molti fedeli stavano entrando tutti vestiti con l’abito della festa. Tra questi avrei voluto fotografare, una “mamy” di mezza età un po’ grassottella ma tutto sommato agile fasciata in un tailleur di cotone rosa confetto con tanto di cappellino in tinta. Lei era davvero fantastica e portava il cappellino come solo una regina sa portare la sua corona!
Saliti i pochi scalini prima dell’entrata ci siamo trovati all'interno della navata. Qui l’impatto è stato forte: loro tutti neri e noi tutti bianchi in una strana ma fraterna armonia. Era normale sentirsi "ospiti" ma è subito scattata la loro calda e genuina accoglienza, estremamente generosa e fin commovente. Alcuni fedeli si sono premurati che fossimo seduti comodamente e il più vicino possibile all'altare. Quindi ci hanno quasi obbligato a lasciare i posti che timidamente avevamo occupato, negli ultimi banchi e come per magia ci siamo ritrovati accomodati quasi in prima fila.
Poco dopo ha avuto inizio la cerimonia con musiche molto note come “Oh happy day” invece delle tradizionali canzoni da chiesa.
E mentre la musica invadeva il grande edificio in legno prefabbricato, tutti battevano a ritmo le mani e seguivano il coro si agitando il corpo e muovendosi quasi in un ballo collettivo creando una confusione armonica spontanea ed estremamente travolgente.
Noi ci guardavamo intorno, curiosi e contenti. Per un momento m’è sembrato di essere ad un musical e non ad una Santa Messa.
Non siamo riusciti a partecipare dei loro cori e dei loro movimenti, quasi come se ci sentissimo ad un’audizione per uno show di grandi talenti e ci reputassimo inadeguati. Abbiamo invece preferito vivere quest’ esperienza osservandola con estremo rispetto, grande ammirazione e immensa gioia per non perderci nulla di quell'attimo fuggente.
Il coro al fianco dell'altare era composto da circa una decina di persone tra uomini e donne ed una di esse, dirigeva sia i canti che la musica con un'energia incredibile e una grinta assoluta. C’era un’orchestra al completo, con organo, sax, tromba ad accompagnare il tutto.
Poi e' entrato il sacerdote, chiaramente di colore (!), con un sorriso bianco smagliante che ha tenuto dall’inizio alla fine della funzione. Non ho colto alcun tono tragico nella sua voce, anzi un intercalare gioioso dall'inizio alla fine dell'omelia.
Si rivolgeva come ad una famiglia, si sentiva la connessione tra lui e i suoi fedeli.
In Italia, siamo abituati all'omelia del prete dall'altare. Qui invece il sacerdote scende passeggiando tra i banchi dei fedeli per dialogarci. La gente diventa così attrice e co-protagonista del culto. La gente interagisce!
Dopo l’omelia, molte canzoni e tanta musica di stampo popolare -non liturgico- hanno accompagnato i vari momenti della funzione.
Il momento del “Padre Nostro”, dove tutti si tenevano per mano, e il momento di scambiarsi il “segno della Pace”, dove il sacerdote scendeva dall’altare per stringere le mani praticamente a tutti, mi hanno fatto venire letteralmente i brividi.
Cosa che si è ripetuta alla fine della funzione, sul sagrato, quando il sacerdote si congedava ad uno ad uno con i fedeli tutti e con calde strette di mano.
Ho potuto quindi essere testimone di un' emozione molto intensa unica nel suo genere che mi spiace non aver potuto vivere con lo stesso trasporto di quella fantastica gente, non essendo parte di quella comunità e non parlando la lingua. Un'esperienza che ho osservato con molto amore e intimo trasporto, scolpendola per sempre nel cuore.
Alla fine della funzione, non sazi ma vogliosi di viverla ancora,, siamo rientrati per seguire anche la messa successiva…
Marinella Gili